mercoledì 22 agosto 2007

CORSO SUB IN MAR ROSSO

Si questa è una vera novità….. dal 2 al 9 dicembre 2007, vi offrirò la possibilità di iniziare la magnifica avventura che è la subacquea direttamente in Mar rosso durante una settemana all inclusive nel meraviglio villaggio dell’Holiday Inn Amphoras a Sharm el Sheikh, affinché possiate apprezzare nel massimo comfort, divertimento e in totale sicurezza la bellissima attività che è la subacquea. Immaginate la vostra prima esperienza ed essere immersi in acqua calda e cristallina, come sospesi nell’aria, ma circondati da migliaia di pesci colorati, che sono lì, semplici e curiosi spettatori del vostro corso.
Il prezzo del corso in formula all inclusive è di 850 € e comprende:

  • viaggio a/r con volo charter;

  • visto d’ingresso

  • Transfer

  • soggiorno in formula pensione completa

  • Lezioni di teoria e pratica in acque delimitate

  • manuale didattico

  • tabelle d’immersione plastificate

  • rilascio brevetto internazionale

  • nr. 10 immersioni (di corso + immersioni di piacere)

  • polizza assicurativa

  • uso del Gav ed erogatori, bombola e pesi

  • simpatico gadget (borsa zaino Kon-Tiki Scuba School)

Documenti necessari:

• certificato medico per l’idoneità all’attività subacquea

• n° 1 fototessera


Nel contempo è possibile frequentare anche altri livelli di corso PSS.



Per informazioni e iscrizioni non esitate a contattarmi:


3806833930 - luca@lucasasdelli.it

giovedì 19 luglio 2007

Nuova scoperta


Obbiettivo centrato!!!! il Team D.W.E.L.L.E.R durante alcune immersioni a largo dell’Isola d’Elba ha individuato un relitto risalente al secondo conflitto mondiale. Si tratta del posamine FR.70 (ex francese La Coubre). La nave si trova adagiata sul fondo a 75 metri in perfetto assetto di navigazione, ancora integra nel suo splendore. La storia di questo relitto è abbastanza semplice infatti La Coubre, era un Trawler in acciaio, requisito a privati dalla Marina francese nel 1939.Fu catturato dagli italiani ad Aiaccio ed incorporato nella Regia Marina nel 1942.Costruito nel 1912.Dislocamento t. 253.Lunghezza m. 38,6.Caldaie alternative da 510 hp.Velocità 10 nodi.
La nave fu affondata all’Isola d’Elba il 25.7.1943 da un sommergibile avversario.Ed ora dopo 64 anni la FR.70 viene individuata dal Team D.W.E.L.L.E.R della Scuola Sub Kon-Tiki di Firenze. Le immersioni sul relitto sono state svolte da Stefano Ruia, responsabile della parte tecnica della PSS Worldwide e Luca Sasdelli, istruttore della Scuola Sub Kon-Tiki. Ora che la scoperta è stata fatta a breve verranni organizzate una serie di immersioni per filmare e acquisire più dettagli sul relitto da parte del team D.W.E.L.L.E.R.Un particolare ringraziamento va a Fabio Agostinelli del Diving Center Polo Sub di Marciana marina per la superma assistenza fornita nel corso dell’esplorazione.
A breve alcune foto del relitto

domenica 24 giugno 2007

Cross Over PSS a Firenze

Vuoi entrare in un team vincente? ti piace essere sempre all’avanguardia? Vuoi avere materiali didattici sempre aggiornati? Vuoi avere alle spalle dei professionisti della subacquea?Se a tutte queste domande hai risposto si, allora fermati!!!! hai trovato ciò che cercavi, entra anche te nel mondo della PSS (Professional Scuba School).Presso la Scuola Sub Kon-Tiki , ITC PSS, vengono svolti dei cross over per istruttori di altre agenzie didattiche riconosciute che intendono conseguire il brevetto Istruttore PSS.
l corsi verranno svolti in formula week ende nel costo è compreso:
- materiale didattico;
- corso istruttore;
- certificazione;
- affiliazione anno 2007.

Non aspettare e chiama immediatamente.

I corsi sono a numero chiuso.


Luca:3806833930

luca@lucasasdelli.it

venerdì 22 giugno 2007

La Scuola Sub

Come ho già scritto dirigo la Scuola Sub Kon-Tiki di Firenze, che è una Associazioni Sportiva senza fini di lucro,nata nel 2006 Lo scopo dell’associazione quello di diffondere la pratica sportiva ed in particolare la subacquea, il nuoto e acqua gym, organizzando corsi di formazione, altresì organizza manifestazioni di carattere competitivo e amatoriale e partecipa con alcuni dei suoi soci, ad operazioni archeologiche di fama internazionale (Operazione Polluce).
Kon-Tiki Scuba School , è un
ITC PSS e svolge corsi subacquei, dal livello principianti sino ad istruttore, con numerose specialità : immersione profonda, nitrox, notturna,relitti, archeologia e tante altre, compresi i corsi sub per bambini (Snorkeling for juniors), utilizzando il sistema didattico riconosciuto al livello internazione PSS (PSSWORLDWIDE)
La Kon-Tiki Scuba School , svolge attualmente la propria attività didattica a Firenze e provincia. La sede sociale della scuola si trova a Firenze in Via Bibbiena 21 presso il Cral della Quadrifoglio, ed è aperta tutti i venerdi dalle 21.30 alle 23.00, oppure durante la settimana previo appuntamento con personale dello staff.
Per quanto attiene le attività di mare, offre ai suoi soci la possibilità di immergersi nelle acque dell’Argentario, Livorno , Isola d’Elba e Capraia, Liguria e Mar Rosso . L’associazione offre ai suoi soci, viaggi, escursioni, week end a prezzi vantaggiosi che si svolgono sia in Italia che all’esteroLo Staff di Scuola Sub è composto da :
1 Instructor T.Staff
2 Instructor
1 Assistant Instructor
3 Divemaster
tutti, in possesso di brevetto di assistente bagnante nonché Guide ambientali riconosciuti dalle Regioni Sardegna, Liguria e Toscana.

Corso Trimix

L’evento didattico si svolgerà in Mar Rosso a Sharm el Sheikh presso l’Holiday Inn’s Amphoras struttura che rientra nel circuito di Grand Blue.Il corso Trimix 60 è stato strutturato per soddisfare le esigenze di coloro che vogliono iniziare ad effettuare immersioni profonde utilizzando elio nella miscela respiratoria. E’ fondamentale, in quanto nel corso Trimix 60 si forma la base sulla quale si costruirà il futuro delle immersioni con miscele ternarie del partecipante al corso. Inoltre in questo corso sono insegnate le nozioni di teoria fondamentali, necessarie per l’utilizzo di elio nelle miscele respiratorie.
Il corso è aperto a tutti i subacquei in possesso dei seguenti requisiti:
essere in possesso di un brevetto Accelerated Decompression PSS o equivalente
Avere già svolto e registrato almeno 100 immersioni, fra le quali 25 o più con tappe di decompressione pianificate;
aver compiuto 18 anni.
Per i possessori della qualifica Trimix Diver 60 PSS o di altra didattica riconosciuta, avranno la possibilità di frequentare il corso Trimix 80 che si volgerà parallelamente a quello del corso Trimix 60. Il responsabile Tecnico della PSS Stefano Ruia dirigerà personalmente il corso, coadiuvato da Istruttori Tecnici PSS.Le immersioni del corso in Trimix saranno effettuate nello splendido scenario del blue hole. Nella settimana didattica possono partecipare anche eventuali accompagnatori non sub o anche subacquei, i quali potranno effettuare immersioni nelle belle acque del mar rosso.
costo del corso è di 1100 euro e comprende:

  • viaggio a/r da Roma;

  • visto consolare;

  • pensione completa presso la struttura alberghiera l’Holiday Inn’s Amphoras con sistemazione in camera doppia

  • Materiale didattico;

  • Brevetto e Attestato internazionale;

  • Utilizzo di bombole e pesi;

  • Gas.

Il costo del corso Trimix 80: N.D (contattaci direttamente per ulteriori info)

Per gli accompagnatori il costo è di 600 euro



Per ulteriori informazioni e/o prenotazioni:

Luca 3806833930

info@corsotrimix.it www.corsotrimix.it

Diario di un'avventura

A volte è proprio vero, delle fantastiche avventure nascono per caso. Questa che vi sto per raccontare è nata così grazie ad una telefonata. Una mattina alzo il telefono e chiamo Stefano e gli domando: Stefano che ne dici se organizziamo un corso Trimix in mar rosso? Potrebbe essere un’esperienza simpatica, anzi sicuramente lo sarà, pensando anche al fatto che saremo ospiti della Planet One, la barca che da tempo ci accompagna nel paradiso di allah. Stefano ascolta la mia domanda e dopo averci riflettuto risponde: Siii possiamo farlo, e conoscendo la grande passione che ci mette in tutte le sue attività, comincia a parlare dandomi consigli spiegazioni sul materiale che serve, in poche parole un briefing generale.Ora che abbiamo stabilito che il Corso si farà bisogna cominciare a pubblicizzarlo e neanche qualche e-mail e giro di telefonate all’improvviso la barca era piena, si 8 corsisti e 4 accompagnatori e 4 di Staff.Organizzato il tutto, qualche sera prima della partenza ci troviamo io enzo, amico e armatore della barca, e Stefano, nella sua “base” a pianificare e a rivedere se tutto era pronto e tra un calcolo e l’altro vediamo enzo pensieroso….e allora gli chiediamo Enzo tutto bene?? E lui si si ma mi domando una cosa ma dove le mettiamo tutte queste bombole??? E giù grande risata e a cercare il modo migliore di sistemarle e tutti dentro di noi pensavamo, speriamo che salah ci aiuti, ma alla fine sembra tutto risolto. Sistemato questo problema via nel magazzino di eta beta (così chiamo il deposito di stefano) a cercare fruste per i travasi e quant’altro necessario, ad ogni dubbio sul qualche pezzo Stefano oplas lo tirava fuori e noi sbalorditi, ma ancora di più era espressivo è lo sguardo di Federica, la quale ogni tanto ci ripeteva la seguente frase: se qualche giorno stefano vi dice che sono andata via, voi mi capite vero?? A parte gli scherzi abbiamo risolto tutti i nostri problemi, e cosi siamo pronti per trovarci domenica mattina in aeroporto con i nostri borsoni super carichi, santa egypt air che ci permette di portare 30 kg. Primo giorno appena arrivati troviamo già a bordo i bomboloni di elio sistemati e stivati dal comandante della barca il buon Salah che come il solito ci fa trovare tutto in ordine in una maniera impeccabile. Dopo aver caricato e sistemato tutte le nostre attrezzature andiamo a cena e come per incanto dalla porticina magica esce di tutto….ma buonissimo però.Terminata la cena, anche se un po’ stanchi per il viaggio cominciamo a sistemare tutte le nostre attrezzature, ognuno al proprio posto, ordinati come piccoli bambini alle scuole elementari. Sistemato il tutto partono le prime domande a Stefano, il quale con la sua grande pazienza ( e credetemi non so dove trova tutta questa passione) comincia a rispondere ad uno a uno, ma poco dopo guardiamo l’orologio e via tutti a letto domani inizia l’avventura Trimix!!!Eccoci qua primo giorno…. Tutti svegli e pimpanti (parola grossa), intorno al tavolo per la colazione e Mustafà comincia a distribuire frittatine, omelette, nutella e tanto altro…….Dopo aver mangiato inizia la prima parte di teoria e tra slides, esempi pratici inizia il corso per continuare in acqua a fare la prima parte programmata degli esercizi.Che dire la settimana trascorre tranquillamente con i soliti ritmi, ma l’unica cosa che è sempre diversa è la voglia di continuare ad imparare, visto che ogni giorno Stefano ci trasmette novità, tratte sia dall’ottimo materiale didattico che la PSS utilizza, ma soprattutto dalla sua lunga esperienza di immersioni tecniche che ha svolto in questi ultimi anni, poiché è inutile avere bei quaderni colorati e ricchi di figure, se poi che li spiega non ha mai avuto esperienze concrete del Trimix all’infuori di quelle fatte al corso.Purtroppo, apro una parentesi, il problemi delle immersioni tecniche è di chi insegna questa branca della subacquea, secondo un mio modesto parere chi fa la differenza è l’istruttore colui che deve prepararti ad affrontare tutte le situazioni che possono accadere durante questo tipo di immersioni, ma come fa un istruttore a insegnare tutto ciò se non ha mai fatto immersioni Trimix o al massimo due o tre per avere il brevetto?? Chiudo la parentesi.Sulla barca si respira aria nuova, in tutti sensi, i sub girano sulla Planet One, schivando i bomboloni di elio, acquistati per l’occasione e credetemi sono tanti circa 10 tra elio e ossigeno.Tra i vari “marziani” della subacquea c’è chi passa e sfotte visto che oltre ai corsisti ci sono anche alcuni accompagnatori subacquei, che in un attimo sono pronti con la loro unica bambolina e via in acqua a fare, per loro fortuna, anche tre immersioni al giorno.Oggi è venerdi siamo all’ultimo giorno di corso, dove Stefano farà una piccolo introduzione al corso Trimix 80, e cosi dopo aver completato l’ultima parte di teoria giù in acqua a vedere le meraviglie che questo mare ci regala e in questi giorni, nonostante le immersioni che erano di natura didattica non si è potuto non godere dello spettacolare scenario in cui stavamo librandoci nell’acqua come astronauti. Le grandi gorgonie fanno da scenografia all’acquario del mar rosso. Nel pomeriggio, al termine dell’immersione ecco il momento più atteso….dalla barca vengono passati i brevetti a stefano il quale consegna uno ad uno l’ambito brevetto, giustamente guadagnato.Ma non appena l’euforia passa torna subito in mente che il giorno dopo è sabato e quindi l’ultimo giorno…… domani faremo una immersione di gruppo ad aria. La sera è arrivata con malinconia abbiamo già sistemato tutta l’attrezzatura nei borsoni le valige sono pronte al 90% comincia lo scambio degli indirizzi e perché no a programmare già il prossimo viaggio da fare tutti insieme, ma ora bisogna andare da hafne…..ristorante tipico egiziano niente turisti e tanto pesce e allora andiamo a cena……..

Caccia di relitti o di guai..

Da alcuni anni su varie riviste di settore o su internet sempre più subacquei scoprono relitti o fanno ricerche per la loro individuazione. Ma si possono effettuare queste ricerche?
La tutela dei beni culturaliE' noto a tutti come l’attività di tutela dei beni culturali (tra questi rientrano, dopo la ratifica del “Codice Urbani”, anche le navi d’interesse storico e quelle che hanno più di 75 anni di età) spetti alle competenti soprintendenze archeologiche mediante la ricerca, lo scavo ed il recupero di tali beni sull’intero territorio nazionale, comprese le acque interne e quelle marittime. Queste attività rientrano nei compiti istituzionali del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, ai sensi testo unico delle disposizioni legislative in materia di beni culturali e ambientali di cui al decreto legislativo n. 42/2004.E' altrettanto noto però come, per carenza di provvedimenti organici e per l’attitudine culturale a considerare prioritarie le ricerche sulla terra ferma, l’attività di ricerca subacquea sia stata solo occasionalmente oggetto di attenzione da parte delle strutture ministeriali. Sostanzialmente si ritiene che i beni sommersi siano più al sicuro di quelli sulla terraferma.D’altra parte ci si rende conto che tale atteggiamento deve essere rapidamente superato, visto che oggi i processi tecnologici consentono il recupero di giacimenti culturali presenti in modo significativo nelle acque, cosa che prima non era possibile per i limiti connessi alle tecnologie stesse. Non è un caso che oggi si “scoprano” (anche se spesso si tratta di “riscoperte”) molti relitti un tempo dispersi.I danni dei “dilettanti”D’altra parte questi progressi tecnologici – nel momento in cui giungono alla portata di “chiunque” - fanno sì che gli stessi giacimenti culturali, se non tutelati e recuperati dalle competenti autorità preposte, restino inevitabilmente esposti a ricerche clandestine e quindi a furti, vedasi la vicenda assai nota del prezioso carico sul relitto del piroscafo Polluce, il cui processo si è aperto da poco tempo.Sotto un altro aspetto, inoltre, bisogna registrare un sempre crescente interesse per questo specifico settore della ricerca archeologica da parte di persone non ufficialmente preposte a svolgere il compito. Ciò da un lato consente una rilettura della storia sulla base dei risultati dei ritrovamenti, ma dall’altro– paradossalmente - presenta il rischio, se le ricerche e i ritrovamenti non saranno condotti con criteri scientifici, di produrre danni irreversibili al patrimonio archeologico e storico.Il fenomeno è ampiamente conosciuto e le stime parlano di migliaia di relitti di navi, alcune risalenti anche al primo millennio avanti Cristo, presenti in prossimità delle nostre coste ed interessate da questo danneggiamento. Lo stesso Consiglio d’Europa se ne è occupato sin dal 1978 con la raccomandazione n. 848 dello stesso anno e l’Organizzazione delle Nazioni Unite, nella Convenzione sul Diritto del Mare svoltasi a Montego Bay il 10 dicembre 1982, resa esecutiva nel nostro Paese dalla legge 2 dicembre 1994 n. 689, ha raccomandato agli Stati di estendere la legislazione statale relativa ai ritrovamenti archeologici anche agli spazi marini.Si ipotizza che nel sommerso possano ritrovarsi ancora beni in numero maggiore di quelli conservati in tutti i musei di Francia, Grecia, Italia e Spagna messi insieme! Ciò è di particolare rilievo per il nostro Paese che, per ragioni storiche e geografiche, è quello in cui è presumibile che esistano le più significative presenze sommerse. E sufficiente ricordare al riguardo alcuni clamorosi ritrovamenti, come i «Bronzi di Riace», la nave romana rinvenuta intatta nelle acque antistanti l’antica città di Aquileia, nonché il ritrovamento di altre statue bronzee nel mare di Brindisi e il satiro danzante di Mazara del Vallo, casualmente rimasto impigliato nelle reti di pescatori del luogo. Ovvio quindi che la ricerca “abusiva” non sia permessa.La ricercaResa evidente la necessità che lo Stato ha di difendere il suo patrimonio sommerso, torniamo alla domanda iniziale, che ogni subacqueo si fa mentre sogna di trovare un relitto vergine: «posso fare ricerche?» Prima di tutto bisogna chiarirsi sul termine: cosa si intende però per “ricerca”?Non è possibile fornire una definizione esaustiva, che possa comprendere e risolvere tutte le possibili ipotesi che la realtà è in grado di prospettare; si può tuttavia cercare di rintracciare delle “linee guida”. In primo luogo nel concetto di “ricerca di un relitto” è insito il principio di “trovare”, “cercare” o “scoprire” qualcosa di ignoto, sconosciuto, mai ritrovato prima. In termini legali pare pertinente che si debba parlare di ricerca solo quando si opera per ritrovare un “quid novi”. In parole semplici si può dire che per parlare di “ricerca” si debba prospettare il caso di un bene ignoto sia nella consistenza o ubicazione, o noto nella consistenza ma di cui è ignota l’ubicazione o, nota l’ubicazione ne è ignota la consistenza.E' evidente quindi che non si possa parlare di “ricerca” laddove ci si trovi di fronte ad un bene noto ed ubicato in un luogo conosciuto. Questi relitti sono visitabili senza problemi. Ma la definizione di ricerca comporta anche il dovere chiarire cosa significhi “conosciuto”.Contrariamente a quanto possano pensare molti subacquei, “conosciuto” non significa che qualcuno – genericamente - già ne sia a conoscenza, o che sia apparso su una rivista o su Internet. I principi generali in materia di beni culturali sanciscono che un bene di cui siano noti ubicazione e consistenza può essere considerato bene culturale “rinvenuto” solo se sia stato già segnalato alle competenti autorità.In definitiva, quindi, si intende “ricercato” un bene culturale anche nel caso che detto bene sia noto ad una o più persone (si immagini i pescatori di un certo tratto di mare), ma mai segnalato alle competenti autorità. Si tratta di ricerca quindi anche nel caso in cui un pescatore accompagni un subacqueo su una “afferratura” non segnalata alle autorità. E' facile comprendere la ragione di tale principio: l’autorità pubblica, non essendo stata debitamente informata ai sensi dell’art. 90 (scoperte fortuite), non ha potuto intraprendere le iniziative più idonee a tutela del bene, che così rimarrebbe esposto al danneggiamento o al saccheggio.Diversamente se il bene è “noto” nei termini sopra indicati e ne sia stata quindi data doverosa segnalazione alle autorità competenti, lo stesso può essere cercato e visitato. In tal caso infatti – fermo restando che è punito il furto o il tentato furto di beni culturali – pare non potersi sopprimere un “diritto di visita” da parte di chi sia interessato alla visione di tale bene; ciò, ovviamente, se non in contrasto con eventuali provvedimenti amministrativi (quali ordinanze della Capitaneria di Porto) posti a tutela e salvaguardia del bene stesso.Condotta della ricercaChiariti i termini con i quali possa essere definito il bene oggetto della ricerca, resta da vedere quale sia “l’attività” di ricerca e quando la stessa violi il divieto di cui all’art. 175 del Dl.vo 42/2004 (Violazione in materia di ricerche archeologiche). Nel diritto penale vige il principio per il quale si è punibili qualora si ponga in essere una condotta potenzialmente offensiva del bene tutelato dalla norma penale (Cd. Principio di offensività). A contrario la punibilità è esclusa quando è impossibile l’evento dannoso o pericoloso e ciò per la inidoneità dell’azione o per l’inesistenza dell’oggetto di essa. Da tale principio pare quindi desumersi che non possano essere ritenute punibili ricerche meramente documentali e storiografiche (per esempio in archivi storici aperti al pubblico) circa l’individuazione di beni culturali e della loro ubicazione e fini a sé stesse.Ben diversa sarebbe da valutarsi la condotta di chi si mette in mare per la ricerca di beni culturali, sulla scorta di ricerche documentali fatte in proprio, fatte da terzi o sfruttando le conoscenze di chicchessia conseguite per esperienze personali. Insomma non agisce nel rispetto della legge chi si mette alla ricerca di un relitto sulla base di una “soffiata”. Da notare come siano perseguibili anche i soggetti che forniscono tali informazioni, qualora fossero a conoscenza degli intenti del “ricercatore abusivo”.Il fatto che chi si metta in mare “alla ricerca” sia dotato o meno di attrezzature idonee per individuare la posizione del relitto (side scan sonar, ecoscandagli sofisticati, ecc.) e per il raggiungimento delle profondità necessarie (ROV, attrezzature trimix, ecc.) sono elementi importanti per provare che si è in presenza di una ricerca non autorizzata, ma ciò non è sempre necessario. Nel caso in cui un bene fosse casualmente rintracciabile su un basso fondale si opererebbe infatti una ricerca abusiva anche se in assenza di materiale tecnologico particolarmente sofisticato.Ci preme sottolineare come alla diffusione di notizie di “scoperte” di nuovi relitti si accompagnino talvolta foto con elementi (campana, parti del carico, ecc.) portati in superficie, prova evidente di un danno procurato al bene dello Stato.Vige il divieto assoluto di asportare oggetti dai siti archeologici e/o relitti, in quanto detti beni fanno parte del patrimonio indisponibile dello Stato. In caso di asportazione di parte di relitti o reperti si andrà incontro al reato di impossessamento di beni culturali, punito con la reclusione fino a tre anni e con la multa da Euro 31 ad Euro 516,50. Si cade quindi nel penale. A parziale mitigazione di tale principio e pur sempre nel rispetto del superiore e fondamentale principio di cui all’art. 91 che proclama che i beni di cui all’art. 10 del citato D.L.vo "da chiunque ed in qualunque modo ritrovati nel sottosuolo o nei fondali marini appartengono allo Stato...", con l’art. 90 disciplina le "scoperte fortuite" dei beni di cui si tratta e gli obblighi che incombono sullo scopritore riconoscendo però a questi un “premio” secondo le regole ed i criteri di cui agli artt. 92 e 93.Ovviamente i singoli fatti di vita reale possono porre dubbi circa la natura dell’attività espletata di volta in volta dal subacqueo, ma sono questioni che troveranno la loro soluzione su come si interpreteranno i fatti accertati, restando però fermi i principi generali sopra esposti.Alla fine di queste brevi note è chiaro che qualcuno possa non essere soddisfatto dalle conclusioni. Di ciò ne è consapevole anche il legislatore e in parlamento nelle precedenti legislature sono stati presentati diversi disegni di legge, aventi per oggetto proprio una più precisa regolamentazione in materia.
RELITTI PIU' RECENTI
Cosa succede per le navi con meno di 75 anni di età? Nel testo si cita il Codice Urbani, che tutela le navi d’interesse storico e quelle che hanno più di 75 anni di età. A questo punto qualcuno potrebbe pensare che i relitti della II guerra mondiale e più recenti non rientrino nella normativa. Ma non è così. Il codice, seppure non abbastanza semplificativo, ha dei punti cardini molto chiari: l’art. 91 del DL. 42/04 stabilisce che le cose indicate nell’art. 10, da chiunque ritrovate e in qualunque modo nel sottosuolo o sui fondali marini, appartengono allo Stato. Appare evidente che il relitto della II guerra mondiale, e quelli di epoche successive, trovandosi in acque territoriali italiane, appartengano allo Stato. Sarà quindi il competente Ministero, avuta notizia della scoperta, a dichiararne l’interesse storico e/o artistico, a vietarne la visita, ecc. Solo se dichiarato senza interesse storico e/o artistico il relitto potrà essere considerato “libero”, ma pur sempre di proprietà dello Stato Italiano.